I processi che avevamo pronosticato quando criticammo la salita al governo di Monti e dei suoi ministri, si stanno realizzando. Con la scusa della crisi globale che avrebbe distrutto il nostro Paese, e l’agitazione attorno allo spread Bund-BTP e ad un debito pubblico insolvibile, i Governi del sud-Europa, in primis il nostro, stanno somministrando senza grosse difficoltà le false ricette di austerity prescritte da UE, BCE e FMI, basate su privatizzazioni e liberalizzazioni, taglio della spesa sociale e deregulation, i principi del neoliberismo più estremo, senza minimamente mettere mano ai capisaldi della speculazione finanziaria che hanno provocato la crisi.
Rifiutiamo queste politiche di austerity che hanno l’unico obiettivo di continuare ad arricchire quell’1% di politici e banchieri che hanno causato la crisi e che ne sono parte attiva, con l’obiettivo chiaro di continuare a precarizzare le nostre vite, devastare i territori, cancellare i diritti per mantenere in piedi quel sistema capitalistico che mira a rubarci e distruggerci il futuro.
L’ultimo affondo, la riforma del lavoro, è stato spacciato e propagandato come la riforma che, sottraendo alcuni “privilegi” ai lavoratori a tempo indeterminato “ipergarantiti”, avrebbe finalmente abolito la precarietà e aperto ai più giovani, le porte del mondo del lavoro.
In realtà, la riforma si è rivelata per ciò che realmente è, e cioè un processo di precarizzazione totale del lavoro,di fatto già avviato dal modello Marchionne. Nessuna forma di contratto precario è stata abolita, nessun ammortizzatore sociale è stato esteso ai precari, nessuna misura favorirà il lavoro a tempo indeterminato e la possibilità di non riammettere sul posto di lavoro i lavoratori licenziati senza giusta causa, formalizza una pratica già in uso da tempo per cui nessun lavoratore, precario o no, è più realmente garantito (vedi i lavoratori di Melfi, reintegrati e non riammessi).
Non si tratta di conflitto generazionale, non crediamo che i nostri genitori abbiano vissuto nella bambagia, non ci stiamo a barattare qualche minima garanzia con i diritti acquisiti e considerati tutt’ora inalienabili.
Vogliamo un’altra Europa e un diverso sistema economico, che non si basi sullo sfruttamento delle persone e sulla devastazione dei territori; Lottiamo per difendere l’articolo 18 e per un reddito di cittadinanza per tutte e tutti, richiediamo un audit pubblico sul debito per far pagare i costi sociali della crisi a chi l’ha creata!
Domani saremo in piazza per tutte queste ragioni, perché non si può pensare di uscire dalla crisi economica, riproponendo le stesse identiche forme che hanno permesso di speculare sulle nostre vite.
“Occupyamo Piazza Affari”
31 marzo ore 14:00 P.zza Medaglie D’oro
Link – Sindacato Universitario Milanese
LaPS – Laboratorio di Partecipazione Studentesca