Queste sono le parole chiave per descrivere il giornale di satira francese Charlie Hebdo, non che attributi storici che sono costati cari alla redazione. Insomma, i fatti di Parigi in un modo o nell’altro sono in questi giorni pane quotidiano per la bocca di chiunque, anche per i bambini francesi, nella loro innocenza educati ed istruiti al trattamento del tema ( sarebbe interessante scoprire come le istituzioni scolastiche decidono di far fronte alla tematica del ”terrorismo islamico”).
La rivista nasce negli anni 60′ con il nome di Hara-Kiri e con l’appellativo di cattiva e stupida; nel corso degli anni scrive la sua storia e fra alti e bassi diventa l’emblema della satira francese con il nome che oggi conosciamo tutti, Charlie Hebdo.
7 gennaio 2015, immaginiamocelo come un film d’azione di scarso successo : un’ incursione da parte di tre uomini incappucciati muniti di kalashnikov nella sede del giornale. Tempismo perfetto il loro, dato che si sono ritrovati nel bel mezzo di una riunione. 12 morti. 11 feriti. I tre non si arrestano e fra urla e grida nel nome di dio contemporanei al cambio del loro autoveicolo riescono anche a freddare un poliziotto e darsela a gambe.
Qualcuno afferma che i servizi segreti algerini avessero dato giorni prima l’allarme.
Difficile mettere insieme i pezzi del teatro di opinioni e posizioni che si apre dopo pochi minuti dall’accaduto. Lasciando per i fatti loro gli amanti del complottismo e le loro teorie, vediamo un po’ come si esprimono gli esponenti dei governi : la razzista Marine Le Penn se ne esce fuori con un referendum sulla pena di morte e il nostro Matteo (Salvini) non si astiene da commenti discriminatori ed islamofobi inneggiando alla sospensione del trattato di Shengen e sfornando alcuni esempi europei. Il leghista è sempre sul pezzo. L’altro Matteo invece, forse per la prima volta davanti a giornali e a colleghi, sfoggia un’espressione di profonda serietà accantonando il pagliaccio che è; Alfano. Beh, è Alfano.
Perchè proprio Charlie Hebdo nel mirino dell’attentato?
La rivista ha sempre esposto la sua posizione fortemente anticlericale e contro qualsiasi religione. n
Nel 2006 lo scandalo. Il giornale decide di pubblicare le famose caricature di Maometto che precedentemente erano state ideate dalla rivista danese Jyllands-Posten. Nulla di scandaloso in verità, si tratta di pura satira scandinava che Charlie decide di importare nel Mediterraneo. Le caricature trovano però spazio anche in riviste come Magazinet (giornale norvegese di ispirazione cristiana protestante) e giornali italiani come Libero e La Padania (La Repubblica e il Corriere della Sera decidono di non postare l’album di vignette intero) subendo una grave mutazione ed una forzata manipolazione politica dagli esponenti della stampa italiana più ignorante e razzista.
Lo scopo di Charlie Hebdo è chiaro che non volesse essere l’alimentazione del sentimento islamofobo nella zona mediterranea. Oggettivamente è però avvenuta.
Intanto i paesi musulmani in un modo o nell’altro si incazzano e si fanno sentire, sia giocando in casa tramite pratiche di insurrezionalismo, sia tramite vie più moderate e accettate nel nostro paradiso occidentale. La risposta da parte dell’UE si esprime inneggiando all’amore per la democrazia e per la libertà di espressione, quest’ultima accompagnata però numerose volte da affermazioni escludenti e discriminanti. Un esempio della democrazia tanto millantata occasionalmente dall’UE sono le parole di A.F. Rasmussen, premier danese : ” Non è certamente compito mio insegnare a qualche ambasciatore come si vive nel nostro paese ” successivamente ad una richiesta di incontro da parte di alcuni rappresentanti dei Paesi Arabi.
Successivamente ad una serie di tira e molla di finte scuse fra le due parti le acque si calmano e l’odio persiste, come vogliono la storia, l’economia, la politica, la religione e gli USA.
Una domanda sorge spontanea : cosa sarebbe successo in occidente se utopisticamente la stampa dei Paesi Arabi avesse iniziato a pubblicare caricature del nostro amato papa di sinistra?
Ricordiamo anche che numerosi cittadini europei credenti in Allah si sono pubblicamente scagliati contro la richiesta di cancellazione delle vignette. Allo stesso modo è necessario sottolineare come invece un’altra gran parte di islamici europei si sia sentita profondamente offesa da quelle caricature chiedendosi per quale motivo la politica europea ( la stampa) avesse voluto diffondere semplici immagini di satira che come già precisato, sono mutate in un messaggio politico discriminatorio.
La discussione si riapre oggi, ponendo ancora una volta la rivista di satira francese in una posizione critica e indubbiamente scomoda. Insomma, ‘sta volta non si tratta di una richiesta di incontro formale fra istituzioni, ma della morte di vignettisti ai quali diciamocelo, non fregava nulla di niente, nonostante sapessero da tempo di essere nel mirino della violenza religiosa. L’opinione pubblica si divide in numerose sfaccettature che a loro volta si mescolano fra loro , ma che nonostante tutto non perde l’occasione di lanciarsi ciecamente fra le braccia dei media che ancora una volta a distanza di anni inneggiano a libertà di espressione, democrazia e diritti. Ma chi sta dietro la penna del giornalista è palese : sono gli stessi che da anni fanno il loro sporco gioco nel medio oriente , che ora tentano di venderci notizie pseudo-veritiere e provano anche a farci manifestare contro il terrorismo, quando il terrorismo che è venuto a trovarci pochi giorni fa nella capitale parigina è di produzione nostra. Importiamo ed esportiamo guerra, molto semplice.
Vogliamo poi soffermarci un attimo anche sulla solidarietà proveniente dai paesi islamici e dalle stesse comunità presenti in Europa? Una farsa perbenista voluta dall’UE per tranquillizzare i poveri cristiani e gli intolleranti occidentali. Che il popolo musulmano non sia un popolo terrorista lo si è già appurato, grazie.
Ora lo slogan universale è ” Je suis Charlie” per dimostrare solidarietà alle vittime e alle loro famiglie e per rimarcare il concetto di libertà di espressione e blablabla.
L’Unione degli Studenti Lombardia ieri ha partecipato alla manifestazione in piazza Duomo in difesa di democrazia, diritti e libertà di espressione in tutto il mondo, ricordando le vittime di Parigi sì, ma senza lasciare spenta l’attenzione su Kobane, Nigeria, Palestina e su tutte le vittime delle guerre causate da noi, vittime che non godono di minuti di silenzio nelle scuole, vittime di cui la stampa non parla, vittime per le quali andrebbero fatti presidi ogni giorno, vittime della carneficina europea e americana, fratelli e sorelle che si battono per la libertà, quella vera.
Noi non saremo Charlie finchè lo saranno Angela Merkel, Renzi, Cameron.
Noi non saremo Charlie finchè sarà uno slogan fasullo impregnato di speculazione
Noi non saremo Charlie finchè ci opporremo alla manipolazione dei governi
Charlie rimane Charlie Hebdo , e basta.