tori del regime di Rafael Trujillo, che per oltre trent’anni governò in modo dispotico la Repubblica Dominicana. Esse stesse avevano partecipato alla costruzione del movimento di opposizione al regime, e per questo avevano subito alcuni mesi di carcere. Sulla strada, vennero intercettate della polizia segreta del dittatore, uccise a bastonate, e fatte precipitare in un dirupo insieme alla loro vettura per simulare un incidente. La dittatura di Mujillo terminerà sei mesi dopo col suo assassinio.
Nel 1980, in Colombia, un incontro internazionale femminista decise di consacrare questa data alle sorelle Mirabal. Nel 1999, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite scelse la data del 25 novembre come data per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Oggi, il tema della violenza contro le donne è attuale: nel 2013, 179 donne furono vittime di femminicidio (quasi una ogni due giorni), dato in aumento rispetto agli anni precedenti. Secondo i dati ISTAT del giugno 2015, il 31,5% delle donne fra i 16 e 70 anni ha subito nella vita una violenza fisica o sessuale.
Ma questo non è l’unico tipo di violenza che le donne subiscono ogni giorno: in Italia nel 2013 solo il 49.9% delle donne lavora, e di queste il 31.8% con contratti di tipo part-time. La differenza fra gli stipendi medi di uomini e donne (gender gap) è del 7.3%, in aumento rispetto al 4.9 del 2008. Su una media europea del 33%, le posizioni manageriali sono occupate solo per il 28% da donne.
Ma alla base di tutto ciò c’è un fattore che colpisce anche gli uomini: l’attribuzione in base al genere dei ruoli che ci si aspetta dalle persone, all’interno dei nuclei familiari così come nella società. Infatti, se una visione medievale sul ruolo che le donne dovrebbero avere, ruolo di cura e di sottomissione, è alla base dei fenomeni sopra descritti, la visione dell’uomo come ‘forte protettore’ da un lato degenera in atteggiamenti di tipo macista, e dall’altro è alla base del tasso di suicidio nettamente più alto nella popolazione maschile che in quella femminile (10.7 contro 2.9 per ogni 100’000 abitanti): molti di questi suicidi sono dovuti al fallimento dell’avere un certo tipo di ruolo, dettato dal pregiudizio, all’interno della società.
Se dunque è importante la sensibilizzazione sul tema, non si può analizzare soltanto il problema del femminicidio e della violenza fisica, e adottare come soluzione l’inasprimento in termini penali per reati di questo genere, e l’incoraggiamento alle donne di denunciare le violenze domestiche. È importante infatti educare le persone, e soprattutto gli studenti, alla parità fra i generi, e sensibilizzare su come alla base della violenza non ci sia la cattiveria degli uomini, ma un’aspettativa di comportamento delle persone di un certo genere ancora troppo radicata nella nostra società.