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[Milano] Alternanza Scuola-Lavoro: Troppe Cose Fuori Posto

 

A partire da quest’anno, a seguito dell’approvazione della “Buona Scuola”, l’Alternanza Scuola-Lavoro è diventata parte integrante del programma per tutte le scuole superiori italiane. La legge stabilisce infatti che tutti gli studenti dovranno obbligatoriamente partecipare a stage lavorativi che li formino per il mercato lavorativo, con una differenza fra Licei, che dovranno conseguire 200 ore di stage nel corso del Triennio, e Istituti Tecnici e Professionali, che dovranno completare 400 ore sui tre anni. Durante le assemblee di quest’anno abbiamo provato ad analizzare in modo critico questo tema, rilevando alcune questioni su cui ci troviamo in disaccordo ed altre che il Governo ha lasciato sospese o ha inadeguatamente spiegato nella Legge.
Prima di tutto abbiamo ribadito la necessità di uno Statuto degli Studenti e delle Studentesse in Stage che regolamenti e tuteli gli stage che gli studenti si trovano obbligati a svolgere. Infatti essi, non svolgendo effettivamente un lavoro, non rientrano nella categoria dei lavoratori regolari e per questo si ritrovano del tutto sprovvisti delle tutele minime. In questa condizione il privato o l’ente che accetta di ricevere gli studenti in stage potrà per esempio affidare qualsiasi tipo di mansione allo studente, compreso fare fotocopie o fare da spoletta fra gli uffici e la macchinetta del caffè. Molto lontano dall’idea di formazione che lo stage dovrebbe ricoprire.
Abbiamo poi riflettuto sull’obbligatorietà di svolgere gli stage. Per quanto riguarda gli Istituti Tecnici e Professionali ci è sembrato che sia utile investire sulla qualità e sulla quantità dell’Alternanza Scuola-Lavoro. Infatti gli studenti di queste scuole, una volta terminata la scuola, dovranno probabilmente interfacciarsi direttamente col mondo del lavoro, e dunque è necessaria una preparazione preliminare in questo senso. Tuttavia lo studente dovrebbe comunque avere il diritto di rifiutarsi di accettare uno stage in favore di un altro.
Sui Licei il discorso diventa più complesso: gli studenti liceali, con maggiore probabilità rispetto ai compagni degli istituti tecnici e professionali, non dovranno affrontare il mondo del lavoro ancora per alcuni anni, e la maggior parte di loro, soprattutto in terza superiore, non ha ancora idea neanche dell’ambito in cui proseguiranno gli studi. Inoltre, se anche avessero in mente un lavoro, spesso non è neanche possibile svolgere un’attività formativa di questo tipo. Mettiamo caso che lo studente voglia fare l’avvocato. Potrà certamente andare in uno studio legale per un certo periodo, ma cosa capirebbe del lavoro dell’avvocato? Potrebbe essere davvero formativa questa esperienza? Al massimo potrebbe farsi un’idea di che tipo di lavoro sia, ma sicuramente dal punto di vista tecnico l’utilità sarebbe nulla. Ha dunque senso imporre agli studenti liceali questa esperienza? Secondo noi no. Pensiamo infatti che dovrebbe diventare su base volontaria, in quanto potrebbe rispondere ad una curiosità del singolo studente ma non accrescerene le competenze o le conoscenze. Tuttavia, finchè l’altrenanza rimarrà obbligatoria crediamo che gli enti statali (musei, teatri e luoghi di cultura in generale in particolare) dovrebbero prendersi in carico almeno parte di questi studenti. Abbiamo inoltre pensato che, come proposta alternativa, si potrebbero utilizzare queste 200 ore (o parte di esse) per fare un orientamento universitario serio ed approfondito, diventando di sicuro più utile allo studente.
In merito alla proposta che sta girando in questo periodo negli ambienti studenteschi di retribuire gli studenti in stage, la nostra posizione è la seguente: consideriamo fondamentale che l’esperienza di alternanza Scuola-Lavoro sia completamente gratuita per lo studente, e che gli venga quindi riconosciuto un rimborso spese (specialmente per i trasporti) da parte del privato. Tuttavia consideriamo che nel momento in cui si pagasse un qualsiasi salario agli studenti questa cesserebbe potenzialmente di essere un’esperienza formativa, diventando invece un’esperienza lavorativa vera e propria con caratteristiche e obblighi di produttività diversi e incompatibili con la finalità dell’esperienza.
L’altra questione fondamentale è: come indirizzare gli studenti a dei privati ed enti che rispettino il carattere formativo dell’esperienza e la dignità dello studente? Finora il Governo se ne è lavato le mani lasciando alle singole scuole la scelta dei privati e degli enti a cui indirizzare gli studenti, le quali, a quanto si è visto finora, non hanno la competenza di farlo creando situazioni paradossali come quelli di chiedere ai genitori degli studenti la disponibilità ad accogliere studenti o a procurare altri contatti!
Crediamo che le istituzioni debbano occuparsi di ricoprire questo ruolo, e che una buona proposta sarebbe quella di lanciare un bando annuale, gestito da Provveditorato e Consulta degli Studenti, basato su criteri etici (abolizione di tutte quelle aziende che siano state colluse con mafie o cose simili) e sulla verifica tramite feedback degli studenti che gli anni precedenti hanno effettuato esperienze con queste aziende o tramite ispezioni a sorpresa durante i periodi dello stage.
Infine crediamo che, parlando di preparazione al mondo del lavoro, le scuole, soprattutto Istituti Tecnici e Professionali, dovrebbero occuparsi di formare i futuri lavoratori sui loro diritti, specialmente in un mondo del lavoro che cambia vertiginosamente. Questo ruolo attualmente non è ricoperto da nessun organo (e la riforma del Governo non ne fa il minimo accenno) lasciando lo studente totalmente disorientato su questo tema nel momento in cui uscirà dalla scuola.