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Lombardia – Gli studenti rispondono alla crisi del pianeta

Contro i potenti della terra: future before profit.

2019. Italia, Lombardia. Gli studenti e le studentesse dalla Milano del cemento alle periferie della nostra Regione vivono ogni giorno le conseguenze della crisi ecologica, climatica e ambientale causata da decenni di ricette sbagliate della politica e dell’economia.

Mancano pochi giorni al 4° Sciopero Globale per il Clima del 29 Novembre ed è proprio in questi giorni che stiamo vedendo l’Italia da Nord a Sud in ginocchio di fronte a criticità ambientali e dissesti idrogeologici che sono anche il prodotto dei cambiamenti climatici. Non possiamo rimanere inermi e pensare che anche la nostra Regione non abbia la responsabilità di farsi promotrice di una risolutiva transizione ecologica.

Il bivio è qui: possiamo mantenere un sistema economico e sociale che ci sta trascinando verso l’estinzione, oppure possiamo immaginare e costruire una società che difenda i diritti di tutte e tutti

È importante, quando si parla di clima, capire non solo che la responsabilità ricada sull’impronta umana (antropocene) ma che questa responsabilità sia legata, in maniera diseguale, ai fattori economici del guadagno. Alcuni la chiamano capitalocene, altri capitalismo: il sistema economico basato sul profitto ha ucciso e ucciderà il pianeta.

Dobbiamo fare attenzione alla favola della “green economy“, lo sbocco nel mercato delle soluzioni “verdi” che di verde hanno solo il nome. Il problema non è solo il greenwashing politico e pubblicitario, ma soprattutto il fatto che il sistema economico della capitalocene non può cambiare drasticamente attraverso la transizione verso la “green economy”, ma rimane tale poiché avrà sempre bisogno del consumismo che continuerà a divorare le risorse terrestri.

E questo è evidente quando si parla di combustibili fossili: dal 1988 ad oggi le prime 100 aziende del settore hanno indirettamente prodotto circa il 71% di tutte le emissioni industriali globali di gas serra (secondo “The Carbon Majors Database” del CDP e del Cai). Nessun accordo, nemmeno l’ultimo di Parigi, è riuscito a frenare il fenomeno.

Nonostante (l’insufficiente) Accordo di Parigi, tra l’altro, le 33 più grandi banche del mondo continuano a finanziare carbone, petrolio e gas (rapporto “Banking on Climate Change”). Si parla di un gioco di 1.900 miliardi di dollari alle fonti fossili, tra cui spicca anche l’italiana Unicredit.

Anche Oxfam riconosce il problema del profitto come centrale nella lotta al collasso climatico. Il 10% delle persone più ricche al mondo, infatti, producono la metà delle emissioni globali di carbonio, mentre la metà più povera della popolazione mondiale contribuisce a solo il 10% delle emissioni.

Tra il 1965 e il 2017 queste multinazionali del combustile fossile hanno prodotto oltre 1/3 di tutte le emissioni:

https://www.instagram.com/p/B3eDsQaAnI1/?igshid=n8rmf88jcdb7

In questo quadro l’obiettivo dei potenti resta produrre sempre di più continuando a tutelare i profitti privati, non i cittadini e noi studenti. Ogni governo negli ultimi tempi si è trovato a dover rincorrere le percentuali dell’aumento del PIL, come un dogma della competizione economica tra paesi, senza contare le reali problematiche sociali e ambientali di questo sistema. 
Questo indirizzo politico di fondo è trasversale ad ogni forza politica ed ha portato alla crisi ecologica che stiamo vivendo: lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali e l’aumento smisurato delle emissioni per produzioni e consumi inutili; ma ha anche comportato l’impoverimento di miliardi di persone per via della concentrazione di ricchezza e potere nelle mani di pochi.

Giustizia climatica infatti dev’essere anche giustizia sociale. Ci dobbiamo schierare dalla parte dei popoli sfruttati che ogni giorno si vedono avvelenare ed espropriare le terre.  La conversione ecologica non deve passare attraverso la tassazione del precario, del povero, dello studente. Dev’essere pagata da chi ha prodotto il problema e da chi concretamente può sostenere queste spese: i ricchi e i potenti della terra.

La lotta studentesca è lotta ambientale, o non sarà.

In questo contesto, pensiamo che la scuola debba innovarsi rispetto al passato e avere un ruolo centrale nella lotta climatica e ambientale. Non ci possiamo permettere di perpetrare i rapporti di forza che inquinano il pianeta e il futuro di tutti e tutte all’interno dei luoghi del sapere. Deve poter essere uno spazio attivo in cui studenti e docenti si confrontano sulle tematiche più attuali, trovando soluzioni concrete. Gli edifici scolastici stessi devono trasformarsi attraverso una transizione ecologica, la scuola dev’essere il primo esempio ecologico per le generazioni del futuro.

COSA VOGLIAMO?
Che i presidi e i consigli d’istituto collaborino con gli studenti, grazie all’autonomia scolastica (D.P.R. 275/99) approvando una “Dichiarazione di Emergenza Climatica e Ambientale” e uno “Statuto per l’ambiente”, più operativo, che prevedano:
— La Conversione Ecologica degli edifici scolastici (modificando l’impatto energetico ed eliminando le criticità ambientali)
— Ridurre le emissioni e l’impatto ambientale delle attività scolastiche.
— Lo stop ai PCTO (ex Alternanza Scuola Lavoro) presso aziende inquinanti. Vogliamo l’interruzione immediata di tutte le collaborazioni tra il Ministero dell’Istruzione e le grandi aziende che devastano i nostri territori (Eni, Mc Donald’s, Enel, Zara, Fca…)
— Modifiche alla didattica. Quello che ci insegnano in classe è ancora fossilizzato ai vecchi modelli.
— Piani di sensibilizzazione, scuole plastic-free, regolazione intelligente del riscaldamento scolastico.
— Potenziamento dell’Offerta formativa, attraverso l’istituzione di una Commissione Paritetica per il POF, per favorire la diffusione delle conoscenze necessarie a comprendere e contrastare il cambiamento climatico.
— Accordi per una mobilità ecosostenibile e accessibile a tutti e tutte dal punto di vista economico e sociale. Per fare questo chiediamo non solo scuole bike-friendly, ma un reale sistema di trasporti gratuiti e sostenibili con agevolazioni studentesche.

Lente d’ingrandimento sulla Lombardia: è davvero così “green”?

ARIA

Secondo gli studi di Legambiente, le prime tre peggiori città per sforamento dei limiti della qualità dell’aria nel 2018, in particolare per il Pm10 e per l’ozono, sono Brescia con 150 giorni, Lodi con 149, Monza con 140. A seguire da bollino nero anche Milano con 135, Bergamo e Cremona con 127.
Secondo l’ultimo rapporto sulla qualità dell’aria dell’Agenzia UE per l’Ambiente, il nostro Paese si trova al secondo posto in Europa per morti per Pm2.5 (60.600) e al primo per le morti da biossido di azoto (20.500) e per l’ozono (3.200). In Europa 3,9mln di persone abitano in aree dove sono superati contemporaneamente e regolarmente i limiti dei principali inquinanti dell’aria, di queste, 3,7mln, cioè circa il 95%, vive nel Nord Italia, ovvero la zona più inquinata d’Europa come evidenziato dai dati raccolti da Copernicus Sentinel 2019, rielaborati dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa).

ACQUA

Il 73,1% di fiumi e laghi lombardi sono contaminati da pesticidi, in quanto su 320 punti di prelievo del dossier “Buone e cattive acque” (2019) ben 234 presentano agenti chimici dall’agricoltura. Non solo: la metà (49%) dei punti di monitoraggio delle acque superficiali riportano livelli di concentrazione di pesticidi superiori agli standard di qualità ambientali (SQA).

INDUSTRIE A RISCHIO

Sul territorio lombardo sono attive la maggior parte delle industrie a rischio d’incidente rilevante (RIR) d’Italia, ovvero quegli stabilimenti in cui, a causa di sviluppi incontrollati, si configurano pericoli gravi per la salute umana o per l’ambiente. Si parla di 120 stabilimenti lombardi a “soglia inferiore” (D.Lgs. 105/2015) su 479 italiani, e di 138 su 515 stabilimenti di “soglia superiore”.

CONSUMO DI SUOLO

La Lombardia è prima in Italia come incremento di consumo di suolo nel 2018 (13%), ed è seconda in Italia, dopo il Veneto, come incremento (+633 ettari) tra il 2017 e il 2018. Con 310 mila ettari di territorio coperti artificialmente, in Lombardia si trovano il 13,5% delle aree artificiali italiane.

REATI AMBIENTALI, RIFIUTI, ECOMAFIE

La Lombardia – secondo il dossier “Ecomafia 2019” – con 1.541 infrazioni accertate, 1.387 denunce, 464 sequestri, è la settima su scala nazionale (dopo Campania, Calabria, Puglia, Sicilia, Lazio, Toscana) ed è la prima del Nord. Lo è anche per il ciclo illegale dei rifiuti con 535 infrazioni, 545 denunce, 23 arresti, 186 sequestri. Sono stati 7 i sequestri di rifiuti, 6 a Como-Ponte-Chiasso e uno a Como-Monte Lucino. Per il ciclo illegale del cemento al Settentrione la Lombardia (268 infrazioni, 357 denunce, 25 sequestri) è preceduta dal Veneto (306 infrazioni, 338 denunce, 86 sequestri). Un altro problema reale è quello dei roghi, che producono tonnellate di emissioni tossiche: secondo i dati parziali de Il Sole 24 Ore dal 2014 sono stati almeno 136 gli incendi in discariche, con diversi casi fotocopia che fanno pensare a operazioni organizzate. È tra il 2015 e il 2017 che, secondo i dati ufficiali dei Vigili del fuoco, si è assistito all’aumento esponenziale dei casi: da 22 “incendi ed esplosioni verificatesi in discariche autorizzate in luoghi aperti” nel 2015 a 80 nel 2017: la nostra Regione sembra essere un crocevia importante per le ecomafie. Giro d’affari? 16,6 miliardi di euro a livello nazionale. Una grassa pignatta, che la mafia in cravatta del Nord non si lascia certo scappare.

MAPPA DEI RIFIUTI RADIOATTIVI IN LOMBARDIA
Sembra surreale ma è pura realtà: in Lombardia dagli anni ’90 fino ad oggi si sono susseguiti incidenti che hanno contaminato svariati impianti. L’ultimo nel 2018 alle acciaierie Iro di Odolo, provincia di Brescia. E’ proprio Brescia che ospita la più grande discarica radioattiva d’Italia (la Metalli Capra) che con altri siti sul territorio contribuisce alla presenza di  86mila tonnellate di scorie radioattive sul territorio, presenti dentro le aziende o in discariche realizzate senza l’isolamento del fondo. E così i veleni hanno raggiunto la falda sottostante.

SITI CONTAMINATI E DI INTERESSE NAZIONALE

In Lombardia sono presenti almeno 914 siti contaminati di suolo e/o falda, oltre a circa 900 siti potenzialmente contaminati. In più, siamo tra le regioni con la più alta presenza di Siti di Interesse Nazionale (SIN): ex Fibronit, Brescia Caffaro, Sesto San Giovanni, Laghi di Mantova e Polo Chimico, Pioltello Rodano.

Elenco siti contaminati 2019:
https://www.regione.lombardia.it/wps/wcm/connect/acc3d254-3ce9-4124-b07b-b9ad04b5477e/SITI_CONTAMINATI_+2019.pdf?MOD=AJPERES&CACHEID=ROOTWORKSPACE-acc3d254-3ce9-4124-b07b-b9ad04b5477e-mPXoucH

Criticità e conflitti ambientali in Lombardia [Mappa interattiva]

Il nostro lavoro di indagine, che incrocia dati ufficiali e segnalazioni dei singoli attivisti, ha come obiettivo quello di comprendere anche visivamente la crisi ecologica che sta vivendo la nostra Regione.
Abbiamo così individuato le criticità presenti sul territorio con particolare attenzione ai cosiddetti conflitti ambientali , ovvero un particolare tipo di conflitto sociale che presuppone un’opposizione o resistenza da parte della società civile, dei movimenti, dei comitati locali (come Fridays For Future) e delle studentesse e gli studenti in lotta.

• Link mappa: http://tiny.cc/spq0gz
AIUTACI! – Form per segnalare un conflitto ambientale del tuo territorio:
https://tinyurl.com/qqy88kt

Che fare?

Basta parole vuote: le Dichiarazioni di Emergenza Climatica simboliche non fanno per noi, vogliamo vedere i fatti. In alcune città lombarde, in primis Milano, si è dichiarata l’Emergenza senza far fronte agli impegni con serietà. Anzi, peggio: si è pensato di imbastire una campagna di immagine “green” della città, da un lato mettendo in campo soluzioni poco coraggiose, dall’altro soprattutto trascurando diverse aree cittadine come nel caso dei Giardini di Baiamonti, a tutti gli effetti “conflitto ambientale” e per questo segnato sulla nostra mappa interattiva.

Vogliamo ora e subito un sistema di trasporti pubblico efficiente, ecologico e gratuito. Dev’essere più comodo ed economico per ogni studente e studentessa lombardi usare la bici o i mezzi pubblici al posto delle auto e in generale dei mezzi inquinanti. Per questo chiediamo maggiori incentivi studenteschi per la rete ferroviaria e l’istituzione di una rete ciclabile regionale che colleghi centri e periferie.

Vogliamo ora e subito una Legge Regionale sul diritto allo studio: contro la dispersione scolastica, è attraverso i luoghi della formazione che si permette a ogni individuo di formarsi e acquisire una coscienza maggiormente eco-logica (Scopri QUI le nostre rivendicazioni sul diritto allo studio).

Vogliamo ora e subito la firma della DECA (Dichiarazione di Emergenza Climatica e Ambientale) regionale, redatta da Fridays For Future – Lombardia e disponibile QUI.

La Regione Lombardia e tutte le amministrazioni del nostro territorio devono scegliere tra il profitto dei pochi grandi inquinatori e il futuro, quello di tutti e tutte, non solo “nostro”. Perché non siamo tutti sulla stessa barca: saranno i più poveri, i precari, gli studenti a subire per primi gli effetti dei cambiamenti climatici.

L’Unione degli Studenti Lombardia è e sarà sempre dalla parte delle oppresse e degli oppressi. Lotta climatica è lotta studentesca!