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INCHIESTA – DAD bocciata, la generazione senza futuro prende parola

3 su 4 pensano che non si è fatto abbastanza prima di chiudere le scuole. Il 60% già prima della chiusura si spostavano su mezzi pubblici troppo affollati. Indispensabile avere garanzie sul rientro ed interventi strutturali.

“Di nuovo in DAD”. Così abbiamo intitolato il questionario della nostra inchiesta lanciata all’inizio di Novembre, quando il DPCM nazionale confermava l’ordinanza di Regione Lombardia che ha anticipato di 1 settimana la chiusura delle scuole. Dopo un rientro di settembre disastroso, che ha costretto la popolazione studentesca nelle stesse aule e nelle stesse – se non peggiori – diseguaglianze.

Ora che il dibattito sulla riapertura delle scuole è infuocato, ci sembra più che doveroso nei confronti della popolazione scolastica tutta dare garanzie certe su quale scuola ci troveremo ad affrontare. Come Unione degli Studenti – Lombardia abbiamo quindi condotto quest’inchiesta statistica, alla quale hanno risposto più di 7200 studenti e studentesse delle scuole superiori di tutta la Lombardia, per far sentire le voci della generazione a cui viene negato il futuro. Ecco i risultati.

La DaD

La didattica a distanza non forma tanto quanto quella in presenza”. Ecco che cosa pensano gli studenti in Lombardia: più di otto su dieci sono di questa opinione. Ancora una volta gli studenti lamentano dell’inadeguatezza di questo strumento, che il governo deve smettere di considerare come strutturale e iniziare a trattarlo come misura esclusivamente emergenziale. La DAD esacerba tutto quello che già prima del covid non funzionava nelle nostre scuole e contribuisce sia all’aumento della dispersione scolastica sia all’attacco al diritto allo studio: le difficoltà domestiche, i problemi di salute fisica e psicologici, nonché un collasso sul piano relazionale e sociale.

Se la DAD non è vera formazione, allora bisogna urgentemente far ritornare in presenza ogni studente e studentessa. Il Governo, la Regione, gli enti locali devono stanziare velocemente risorse ed organizzare al meglio il rientro. Avete già abbandonato a sé stessa il mondo della scuola, dopo anni di definanziamenti e precise responsabilità politiche. Non vi permetteremo di farlo di nuovo.

Ritornare in presenza si può: già a settembre, nonostante le (estremamente) modeste misure messe in campo dalle istituzioni, le scuole erano uno dei luoghi più al sicuro dalla diffusione pandemica: dal tracciamento fino ai protocollo di sicurezza, le scuole sono diventate efficaci luoghi di monitoraggio della pandemia. Cosa manca per tutelare la salute di tutti e tutte? Per cominciare la medicina scolastica, reali scaglionamenti, l’ampliamento degli spazi e l’eliminazione delle classi troppo numerose (per alcuni “pollaio”).

Trasporti

Se il 60% degli studenti già prima della chiusura si spostavano su mezzi pubblici troppo affollati, abbiamo bisogno di un intervento strutturale che garantisca la salute della cittadinanza, superando la farsa della capienza massima all’80% e aumentando in maniera consistente le corse dove ce n’è necessità. 

Laboratori

La quasi totalità degli studenti (circa 9 su 10) non svolgono le attività laboratoriali in presenza, contravvenendo a quanto sancito dalle norme del Ministero che garantivano la possibilità alle singole scuole di attivarle. Il danno alla qualità didattica è – e sarà – evidente in istituti come quelli tecnici, professionali, artistici, musicali e sportivi in cui la laboratorialità è centrale.

Le scuole, fino alla riapertura in presenza, devono elaborare, in collaborazione con i rappresentanti degli studenti, una rimodulazione degli orari scolastici, insieme all’opportuna distribuzione del materiale necessario, in modo da poter garantire di poter fare laboratorio in sede (ad orari accessibili)! 

Edilizia

Molti studenti dichiarano “accettabili” le condizioni edilizie della propria scuola. Ma cosa significa “accettabili” in una regione come la nostra, dove oltre mille scuole hanno ancora manufatti in amianto, la maggior parte è stata costruita almeno negli anni ‘70 e non tutte garantiscono adeguati spazi per il diritto all’assemblea e alla laboratorialità? 

Se molte scuole ci sembrano accettabili, noi vogliamo di più. Vogliamo poter rimodulare gli spazi già esistenti per una nuova didattica non frontale e che assicuri il distanziamento fisico (non sociale). E’ fondamentale quindi la riqualificazione di edifici sfitti o abbandonati per garantire spazi vivibili, accessibili e sicuri, come parte integrante del diritto allo studio.

E ora?

Infine, per il periodo che rimarrà da svolgere in DAD, chiediamo che siano fatti interventi mirati per garantire dispositivi e connettività gratuita agli studenti che ne hanno necessità. Dai dati della nostra inchiesta 1 studente su 10 ha problemi di devices e connessione: vogliamo garanzie, in modo da poter assicurare quel barlume minimo di effettivo diritto allo studio che la didattica distanza consente.

I dati sono questi. Governo, Regione ed enti locali che scuse hanno ora?

La generazione senza futuro prende parola per un presente diverso. Chi ci governa deve assicurarci un futuro migliore.