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Assemblea nazionale dell’Unione degli Studenti

Nelle giornate del 25, 26, 27 luglio si è svolta l’Assemblea Nazionale dell’Unione degli Studenti a Riot Village, il campeggio nazionale studentesco organizzato dalla Rete della Conoscenza. Migliaia di studenti hanno preso parte alle iniziative, ai momenti di confronto, ai dibattiti e approfondimenti non solo su questioni meramente studentesche, ma anche su un progetto più complessivo di alternativa che deve necessariamente partire dal basso. Nell’assemblea plenaria conclusiva tenutasi il 27 luglio, le studentesse e gli studenti provenienti da tutta Italia hanno deciso di lanciare come data di mobilitazione studentesca nazionale il 12 ottobre al grido “Non ci avrete mai come volete voi – liberare i saperi per liberare le persone”. L’esigenza di questa data è emersa dalla presa di coscienza che il processo di smantellamento della scuola pubblica e di privatizzazione dei saperi non si è arrestato, anzi, con il nuovo governo risulta sempre più deciso e manifesto. Risultano quantomai evidenti le politiche neoliberiste e di austerity realizzate con incredibile celerità dall’attuale Governo. In pochi mesi si è attaccato pesantemente lo stato sociale, in un modo che neanche Berlusconi era riuscito a fare in vent’anni.
L’attacco alla scuola pubblica appare ancora una volta la scelta assunta nei “palazzi del potere”: non solo con la spending review si profilano nuovi tagli ma è stata riproposta la legge 953, l’ex pdl Aprea, che di fatto sancisce l’entrata dei privati nelle scuole, mortifica le rappresentanze studentesche e la partecipazione e inserisce i tanto contestati criteri dell’INVALSI come metro di valutazione sistemico per scuole, studenti e insegnanti. D’altro canto si è aperta una discussione sul merito assai deviante dalle vere problematiche che si vivono ogni giorno nelle nostre classi. Pensiamo che il concetto di merito proposto, non solo è fuorviante rispetto all’esigenza di finanziamenti per la scuola pubblica, ma anche perché impone nelle scuole il modello competitivo, antitetico alla naturale tendenza cooperativa dei saperi. Ciò è aggravato dal fatto che, nonostante le promesse del Ministro Profumo, non si è agito realmente per risolvere la questione del diritto allo studio e non si è voluta recepire l’esigenza di una legge nazionale sul diritto allo studio: questa oggi è un’esigenza imprescindibile, in Italia esistono infatti 20 sistemi differenti e discriminanti di diritto allo studio a secondo della regione in cui si studia si passa dai buoni scuola a leggi valide sulla carta ma prive di risorse come quella campana, pugliese o toscana. Approvare una legge nazionale sul diritto allo studio che sancisca livelli essenziali delle prestazioni e finanziamenti, basilari regione per regione, significa garantire l’accesso ai saperi uguale per tutti. I saperi per loro natura sono un prodotto sociale che non può in alcun modo essere ridotto a un servizio a pagamento.
Vogliamo liberare i saperi e pretendiamo politiche che non considerino l’istruzione una semplice voce di spesa in bilancio ma una vera chiave d’uscita dalla crisi; una scuola di qualità, interamente finanziata dallo Stato e non dalle famiglie o dai privati, fatta di percorsi modulari cui tutti possono accedere e riuscire, quindi capace di valorizzare le differenze di ciascuno. Pensiamo che solo attraverso nuove politiche che vadano ad intercettare i nostri bisogni si potrà parlare non solo di vera libertà individuale nello scegliere i propri percorsi di studio e di vita, ma anche nel rendere i saperi al servizio della società intera. Per fare ciò è necessario ridare senso ad un’autonomia scolastica oggi fortemente depotenziata proprio per la mancanza di finanziamenti e per l’incapacità di costruire percorsi d’apprendimento legati al territorio ma svincolati dagli interessi privati.
Non possiamo più rimandare una forte riposta alla questione della precarietà, cifra dominante della nostra generazione. Una generazione nata e cresciuta con il dogma della flessibilità e della “sana competizione” che in realtà si sono rivelate parole per mascherare una compressione dei diritti, della democrazia, un’impossibilità di costruire una vera progettualità di vita e dunque individualismo, insoddisfazione e solitudine. Sentiamo sulle nostre spalle una sfida storica; sentiamo il peso di anni e anni di politiche mancate, di scarsa partecipazione. Scenderemo in piazza per riprenderci tutto ciò che ci è stato negato, per riprenderci il diritto ad essere cittadini attivi, a poter scegliere autonomamente dove e cosa studiare senza dover per forza affidarci alle nostre famiglie, per rompere le catene che ci destinano ad un futuro incerto e precario. Il cambiamento parte da noi, dalla nostra capacità di resistere e proporre, di contestare e creare. La risposta delle studentesse e degli studenti sarà complessiva e radicale, senza paura. Rifiuteremo chi vorrà ridurre le nostre richieste alla retorica vecchi-giovani, garantiti-non garantiti.
Non ci avrete mai come volete voi!