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Lettera di uno studente alla Gelmini dopo l’8 ottobre

Cara Sig.ra Gelmini,
A quanto pare, lei non ha seguito abbastanza attentamente la lezione di oggi. È forse arrivata in ritardo?
Eppure siamo venuti a svegliarla apposta per permetterle di seguire tutto dallinizio!
Non si preoccupi, signora Gelmini, non la giudicheremo per questo (abbiamo ben altro materiale a disposizione).
Dalle dichiarazioni da lei rilasciate, si evince che lei, signora Gelmini, non ha per nulla ascoltato quello che centinaia di migliaia di studenti hanno gridato stamattina in tutta le piazze dItalia. Strano, pensavamo di aver gridato abbastanza forte. Vuol dire che la prossima volta faremo meglio.
Lei sostiene, signora Gelmini, che la protesta di oggi ripropone vecchi slogan di chi vuole mantenere lo status quo. Bene. Capisco che non è colpa sua, ma delleducazione da maestro unico che ha ricevuto, se lei è rimasta legata allidea conservatrice e reazionaria dei cortei come una parata carnevalesca di pura confusione. Forse non lo sa, ma il più di dieci anni di mobilitazioni, il movimento studentesco è cresciuto molto. Sorpresa!
Infatti, se avesse ascoltato più attentamente, avrebbe sentito qualche testa calda parlare di proposte di rinnovamento, di riforma sistematica della scuola a partire dal modo di concepire linsegnamento e lapprendimento. Avrebbe sentito qualche guerrigliero parlare di AltraRiforma, la riforma della scuola ideata dagli studenti (per intenderci, quelli che la scuola la vivono davvero). Non mi sembra questa una volontà di preservare lo status quo. Per quanto riguarda i vecchi slogan di cui lei parla, chiediamo scusa se, poveri illusi, siamo ancora legati a principi di eguaglianza e giustizia sociale. Oppure potremo capovolgere la situazione e provare a immaginare che forse non sono gli slogan ad essere obsoleti, ma il sistema politico, sociale economico da lei sostenuto.
Lei dice, signora Gelmini, che questi vecchi slogan, sono quelli di chi è aprioristicamente contro qualsiasi tipo di cambiamento.
Forse non siamo stati abbastanza chiari, e le chiediamo scusa. Effettivamente il discorso che stiamo portando avanti, col progetto AltraRiforma, è alquanto complesso e articolato. Proverò a sintetizzarlo nel modo più semplice possibile, in modo che anche chi non riesce a passare a Brescia possa capire.
Con il progetto AltraRiforma, lanciato durante la manifestazione noi proponiamo un riordino dei cicli che ottimizzi i tempi dellapprendimento, ci prepari alla partecipazione attiva nella società in un tempo adeguato alle dinamiche europee, insegni agli studenti, prima di imbottirli di nozioni, il metodo adatto per imparare. Chiediamo che la differenziazione classista in licei, professionali e tecnici sia sostituita da un biennio unitario, (che vada un po oltre il semplice imparare a leggere far di conto, che ne dice?) e un triennio specializzante. Abbiamo proposte di didattica alternativa, da affiancare alla classica, seppur importante, lezione frontale. Ci basiamo in queste nostre proposte, sui più recenti studi in campo di pedagogia, che lei sicuramente conoscerà più di noi. Vogliamo che la scuola sia luogo di formazione prima di tutto civile e sociale, in cui ciascuno studente impari ad essere un membro attivo della società, e della politica. Se poi per lei, parlare di politica e di sociale vuol dire trasformarla in un luogo di indottrinamento politico della sinistra, ecco spiegate molte cose. Ci opponiamo, ancora una volta, al sistema numerico della valutazione, che, non solo riduce gli studenti a numeri sul registro, ma non tiene assolutamente conto della complessità di tutti gli aspetti che portano alla formulazione di un giudizio. Chiediamo una riforma degli organi collegiali che ne rafforzi le competenze e favorisca la partecipazione attiva e consapevole delle componenti scolastiche. Chiediamo una legge nazionale per il diritto allo studio. Ci battiamo per ledilizia scolastica. Vogliamo una scuola laica (ha ragione, questa non è innovativa, in Francia esiste dal 1789).
Chiediamo, pardon, vogliamo un sistema scolastico che ci dia la possibilità di confrontarci (non concorrere) con i nostri coetanei europei.
Vogliamo soprattutto che listruzione sia una garanzia per il futuro, la possibilità di realizzarsi grazie alle proprie capacità e al proprio impegno.
Di welfare studentesco e open source non provo neanche a parlarne, le confonderei solo le idee. Sono cose innovative, si fidi.
Mi permetta, ma ora gradirei ricevere alcuni chiarimenti da lei, signora Gelmini.
Ecco, quando parla di scuola legata al mondo del lavoro, si riferisce forse agli istituti tecnici ridotti a magazzino di manodopera a basso costo per aziende private? E più internazionale, vuol forse dire soggetta al sistema economico globalizzato che ha creato gli squilibri sociali di cui siamo tutti testimoni?
Bè, allora sì, signora Gelmini, lei ha proprio ragione: bisogna avere il coraggio di cambiare. Noi questo coraggio ora labbiamo, e siamo pronti a cambiare realmente le cose. E lei, signora Gelmini, è pronta?

Milano, 8 ottobre 2010
Salvatore Mazzeo
LaPS – Laboratorio di Partecipazione Studentesca