Otto mesi fa, per i corridoi del palazzo comunale milanese, si vociferava di una ipotetica “Gay Street” a Milano in vista di EXPO. Questo progetto, sarebbe stato ideato con un significato di apertura della città alla modernità che, per forza di cose, significa anche prendere atto che c’è una comunità che necessita di riconoscimento, di diritti e, più alla base, una condizione di vita migliore all’interno della società. Tuttavia, questo progetto pare essere caduto nel vuoto mentre si conferma sempre più un’altra ipotesi che già allora sostenemmo ovvero quella di un’intenzione puramente a fini economici e speculativi come di fatto è EXPO.
Altra tappa della serie di sfortunati eventi della politica lombarda in materia LGBT, sei mesi fa, al Pirellone. Non ci possiamo dimenticare di quando, poco dopo l’adesione di Regione Lombardia al Pride milanese, a inizio estate, il consigliere di maggioranza Massimiliano Romeo presenta una mozione in Consiglio Regionale che impegna la Giunta a legiferare in merito ad una “Giornata della famiglia naturale”. La mozione venne approvata a maggioranza ma anch’essa, per fortuna, cadde nel vuoto.
Veniamo ad oggi. EXPO e Regione Lombardia incrociano ora le loro politiche in materia LGBT promuovendo un convegno dal titolo “Difendere la famiglia per difendere la comunità” che si volgerà nel pomeriggio del 17 gennaio all’auditoriom Testori di Palazzo Lombardia.
La Locandina dell’evento |
L’evento, il cui titolo già esprime abbastanza per inquadrare il livello di discussione, è organizzato da Obiettivo Chaire, gente che si pone l’obiettivo di aiutare «giovani e meno giovani, feriti nella propria identità sessuale, in particolare per tendenze di natura omosessuale» e sono impegnati nella «ricerca delle cause (spirituali, psicologiche, culturali, storiche) che contribuiscono alla diffusione di atteggiamenti contrari alla legge naturale, riconoscibile dalla ragione rettamente formata». Gente che ad alba inoltrata del ventunesimo secolo, conisdera ancora l’omosessualità una malattia da curare. Ovviamente non manca la partecipazione degli amici di Comunione e Liberazione con tanto di intervento del direttore della testata ciellina “Tempi”. Ma la ciliegina sulla torta è rappresentata dall’intervento di conclusione del Presidente Maroni.
Ormai non abbiamo più di tanto da stupirci di come la Giunta Maroni consideri il tema. Inoltre se inizialmente si pensava che il logo di EXPO 2015 fosse stato apposto come “da prassi” da Regione Lombardia nella propria locandina, da poche ore è arrivata la rivendicazione pubblica da parte della Società sostenendo che EXPO 2015 è anche dibattito e confronto tra opinioni differenti diffendendo un’iniziativa omofoba e xenofoba di questo tipo col tema della libertà di espressione, una modalità tipica del neofascismo e delle nuove destre.
A noi non interessa il fatto che su quella locandina ci sia quel logo. EXPO non rappresenta e non ha mai rappresentato la volontà popolare, è un processo che ci siamo visti imporre. Inaccettabile invece che Regione Lombardia che è una pubblica Istituzione possa concedere il patrocinio a una simile iniziativa!
Chiediamo quindi che Regione Lombardia ritiri immediatamente la partecipazione all’evento, ritirando in particolare la concessione dello spazio.
Per quanto riguarda lo svolgimento dell’evento, quasi vergognandoci di dover essere in piazza ancora una volta per contrastare un’idiozia simile nella nostra regione, aderiamo al presidio che si terrà in contemporanea fuori dalla sala in cui si svolgerà l’evento ma purtroppo la nostra presenza non sarà troppo folta in quanto nelle stesse ore, all’Università statale di Milano, si svolgerà l’assemblea del comitato NO EXPO a cui partecipiamo attivamente.