Un cambiamento che parte dal NO al referendum!
Fra poco più di tre settimane sapremo se l’Italia cambierà o no il suo sistema parlamentare. Il governo sta cercando in tutti modi di portare a casa la vittoria del SI, in qualsiasi modo, mettendo in capo una campagna a dir poco scorretta e colma di toni forti e populismo fine a se stesso, in nome di un cambiamento che non riteniamo corretto: è vero sì che bisogna cambiare, ma che sia un cambiamento in meglio. Questa riforma costituzionale segue la stessa linea della Buona scuola, dell’Italicum, del Jobs Act: l’eliminazione degli spazi di democrazia dal basso, a favore di un accentramento dei poteri decisionali nelle mani di pochi, per di più soliti noti. Infatti attacca la democrazia per garantire velocità e stabilità. Tuttavia il problema in Italia non è il numero di leggi, visto che siamo secondi solo alla Germania in Europa per numero di leggi, ma la qualità di questi atti legislativi.
Alcuni costituzionalisti riguardo alla riforma hanno commentato dicendo che la vittoria del SI non mette in pericolo la democrazia: se è vero cheì non si rischia uno stato dittatoriale, lo è altrettanto il fatto che, accoppiata alla legge elettorale Italicum, il cosiddetto combinato disposto, la democrazia di massa e la partecipazione popolare all’interno del mondo istituzionale crolla. Perché se da un lato in alcuni casi il quorum per i referendum può essere abbassato, dall’altro le firme richieste sono molte di più e pure quelle necessarie per le leggi di iniziativa popolare aumentano.
Per mesi abbiamo sentito parlare di abolizione del senato, ma non era nient’altro che una distorsione della verità: non è affatto abolito, anzi, l’unica cosa che viene abolita è il nostro diritto di votarlo. Non sorprende quindi che la disaffezione verso la politica sia sempre maggiore.
Vogliamo democrazia dentro e fuori le scuole!
In questi due anni il governo Renzi con leggi come Jobs Act, Buona scuola, Sblocca Italia e infine la riforma costituzionale, che si andrà a votare durante il referendum del 4 dicembre, ha apportato in nome di semplificazione e flessibilità un notevole indebolimento del sistema democratico e dei diritti in tutti quei campi che ci riguardano in prima persona come cittadini ogni giorno. L’ha fatto togliendo le tutele basi ai lavoratori con la riforma sul lavoro e con sulla scuola; attraverso la legge 107, il Governo ha svuotato gli organi collegiali praticamente di ogni potere decisionale, lasciandoli nelle mani dei presidi e incentivando una gestione delle scuole basata sul modello aziendale.
Formazione non significa riempire di nozioni, ma dare gli strumenti a tutti di elaborare una propria coscienza critica.
Anche i metodi col quale queste riforme sono state approvate ha sempre più palesato l’antidemocraticità di questo Giverno. Leggi approvate con una maggioranza sempre più risicata e attraverso metodi non sempre democratici hanno impedito ai parlamentari di votare in merito alle leggi, poiché è stato posto in quasi tutti i passaggi la fiducia, escludendo il dibattito parlamentare su temi come il lavoro, la scuola e la costituzione.
Il 17 novembre, durante la giornata internazionale dello studente, saremo in molte piazze della regione, come dell’interno paese, per dire basta e urlare un NO chiaro a politiche neoliberiste, supportate da enti finanziari come JP Morgan, che indeboliscono la democrazia e ci privano di ogni diritto conquistato dopo anni di lotte. Saremo nelle piazze per chiedere diritti e democrazia, sia all’interno che all’esterno delle nostre scuole, senza restrizioni.
Vogliamo che i luoghi della formazione tornino ad essere le prime reali palestre di democrazia e cultura; non tolleriamo che siano mere aziende con la figura del preside al vertice. Vogliamo un’istituzione scolastica orizzontale, nella quale dobbiamo avere la possibilità di dire la nostra opinione senza paure di ritorsioni. Scendiamo in piazza per un dignitoso welfare studentesco che ci assicuri di accedere all’istruzione e di vivere dignitosamente la nostra vita, accedendo a tutti quei servizi che sono necessari e funzionali ad ampliare la nostra formazione.
Il 17 Novembre decidiamo NOi!
Edilizia scolastica: basta parole, vogliamo finanziamenti!
È ormai un fatto assodato che molti degli istituti all’ interno della regione Lombardia versino in condizioni precarie se non disastrose non vediamo un vero piano di edilizia scolastico dagli anni 70 ed il governo pensa che stanziare 2 miliardi per tutta la penisola si possa definire un investimento “epocale”, mentre è un resoconto della protezione civile italiana che ci dice che i soldi da investire sarebbero almeno 7 volte tanti (15 miliardi).
Mentre Renzi promette nuovi sostanziosi investimenti dopo lo scalpore del terremoto del centro italia, noi ci chiediamo quale sarà la prossima disgrazia che sveglierà il governo dal sogno in cui è da troppo tempo. Viviamo in un epoca dove la rappresentanza e le richieste che essa esercita rimangono sorde al Governo, il quale si rende conto della gravità della situazione solo quanto si trova davanti al fatto compiuto. Chiediamo che le nostre richieste che da anni mandiamo alla regione ed al Governo siano ascoltate senza scusanti ne rimandi, perché l’emergenza è adesso. Chiediamo che le istituzioni si rendano nuovamente disponibili per tornare a prendersi cura degli istituti che ogni giorno soffrono le mancanze di uno stato sordo.
Non vogliamo più briciole non vogliamo più finanziamenti a pioggia o bandi accessibili a pochi. Vogliamo delle scuole sicure, finanziate e accessibili a tutti e per tutti.